Chi di dato ferisce, di dato perisce.

Post n° 2 - 24 febbraio 2019

Dove va una forza politica che risponde alla mistificante propaganda del governo giallo-verde con altrettanta propaganda? Temo non molto lontano.

In questi giorni si assiste alla diatriba tra M5S e PD sui numeri relativi all’occupazione. Uno che prende i meriti dell’aumento dei contratti a tempo indeterminato, l’altro che quei numeri li rivolta e gli fa dire il contrario. Perché tanta confusione? Chi ha ragione?

Partiamo dai dati e cominciamo subito col dire che, tanto per cambiare, ognuno fa dire ai numeri quello che vuole. Un po’ come dire: ci sono 15 gradi, fa caldo o fa freddo?

La confusione la fanno due istituti che hanno dato cifre sull’andamento del mercato del lavoro apparentemente discordanti tra di loro: Istat e Inps.

L’Istat il 31 gennaio 2019 pubblica un documento relativo a occupati e disoccupati (dati provvisori). Se prendiamo la crescita del totale degli occupati in valore assoluto, notiamo in modo evidente che a partire da giugno c’è un calo, poi il livello si stabilizza negli ultimi mesi dell’anno.

Totale occupati nel 2018

Se tuttavia consideriamo il tasso di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione) le cose cambiano. A dicembre raggiungiamo il livello massimo.

Tasso di occupazione nel 2018

Il PD sostiene che i lavoratori permanenti, da maggio a dicembre, sono diminuiti di 122 mila unità (così dicono i dati) mentre i precari sono aumentati di 83 mila unità. Ma se i lavoratori a tempo determinato sono precari, da gennaio a maggio questi sono aumentati di 173 mila unità, molto più dei 33 mila permanenti (che comunque risultano aumentati in quel periodo). Uno a uno e palla al centro.

Rispondono i 5 stelle con il report dell’osservatorio sul precariato pubblicato dall’Inps. Risultato? Mezzo milione di trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato nel 2018, il doppio rispetto all’anno scorso! E c’è anche un’impennata (leggera in verità) nei mesi novembre e dicembre, quelli dove, a detta dei 5 stelle, il motore del decreto dignità era ben scaldato.

Variazioni contrattuali nel 2018

I dati dell’Inps vanno però guardati al netto dei contratti. Se guardo il lavoro a tempo indeterminato voglio calcolare: attivazioni + trasformazioni – cessazioni. Insomma mi interessa il saldo. Se trasformo 500 mila lavoratori ma altri 500 li licenzio il saldo è zero. Bene, il saldo non è zero. È pari a +200 mila contratti. Significa che le trasformazioni tengono in piedi il numero degli occupati a tempo indeterminato (al netto dei trasformati infatti il saldo è negativo di più di 300 mila unità).

Contratti a tempo indeterminato nel 2018

Di nuovo, dei +200 mila contratti a tempo indeterminato, +151 mila sono stati realizzati nel periodo gennaio-maggio, +48 mila nel periodo giugno-dicembre. Due a due e tutti negli spogliatoi.

Ma perché Istat dice che i contratti a tempo indeterminato crescono e Inps dice il contrario? Va innanzitutto detto che sono due rilevazioni differenti. Inps parla di contratti del settore privato, Istat di tutto il mercato del lavoro. E nel tutto ci sono anche coloro che lavorano senza contratto, i dipendenti pubblici, etc. Altra differenza: Inps dovrebbe avere i dati direttamente dalle imprese (che devono dichiarare il lavoratore ai fini contributivi), Istat compie indagini di mercato (su campioni sufficientemente affidabili). In ogni caso entrambi dichiarano i dati come provvisori.

Potrei andare avanti all’infinito a trovare numeri che danno ragione all’uno, torto all’altro e viceversa. Il punto è che siamo in campagna elettorale, il periodo nel quale bisognerebbe fidarsi meno di quello che ci viene detto.

Personalmente ritengo che i dati indicano un mercato del lavoro che ancora tiene, anche se è evidente che la crescita in termini assoluti degli occupati ha subito una flessione nella seconda metà dell’anno. Tropo presto, a mio parere, per dire che il trend è cambiato soprattutto in presenza di dati legati al settore privato positivi (quantomeno nettamente migliori del 2017). Se recessione sarà, gli effetti si vedranno anche sul mercato del lavoro. Rimarrei concentrato sul tema della crescita perché può essere che nel 2019 ne vedremo delle belle.

FONTI:
Dati Istat quarto trimestre 2018
Osservatorio sul precariato (gennaio-dicembre 2019)