Travaglio e il qualunquismo economico

Post n° 5 - 30 marzo 2019

Partiamo da un’evidenza economica generale. La crescita del nostro paese è legata a quella dell’Europa e a sua volta quella dell’Europa è legata a quella dell’intero pianeta. Questo, se procediamo da “dentro” a “fuori” (Italia, Europa, Mondo). Se invece precediamo da “fuori” a “dentro”, cominciamo a vedere delle differenze. E cioè che aree del mondo (direi continenti), sebbene l’economia mondiale sia in espansione, crescono a ritmi diversi. E all’interno di una stessa area, i paesi che aumentano il loro PIL, lo fanno a ritmi differenti e infine, all’interno dello stesso paese, regioni diverse crescono a ritmi diversi. Dicasi lo stesso nel caso in cui ci sia recessione. Questa è una regola generale. All’interno dell’Europa non tutti i paesi hanno vissuto ad esempio la crisi del 2011. Viceversa la crisi del 2008 l’hanno vista tutti i paesi del mondo, chi più, chi meno.

Se vogliamo capire, all’interno di un ciclo espansivo o recessivo, come un paese sta andando economicamente, una delle diverse modalità per farlo è confrontare la crescita con altre nazioni. Questa è un’analisi semplice e forse anche banale, ma serve a rispondere ad un concetto altrettanto banale perpetrato dalla politica in quanto tale. Se l’economia cresce per la maggioranza è merito del governo, per l’opposizione cresce meno che in altri paesi. Se l’economia non cresce o recede, per la maggioranza è frutto di un rallentamento globale, per l’opposizione è colpa del governo.

Da un giornalista però non mi aspetto un’analisi di questo tipo. Da un politico sì, da un giornalista no. A meno di non voler essere considerato un militante politico.

Quando Travaglio parla dello stato dell’economia in Italia, citando l’andamento dell’Europa e il fatto che, così come ieri eravamo ultimi in Europa, oggi continuiamo ad esserlo, dovrebbe chiedersi due cose.

La prima. È il caso di fare di tutta l’erba un fascio? Ci sono dati sull’andamento dell’economia che, anche un non esperto come me, può andare ad analizzare accedendo agli innumerevoli siti che riportano i valori macroeconomici dei paesi dell’Unione Europa. Io l’ho fatto; a breve mostrerò cosa ho trovato.

La seconda. Dovrebbe venire automatico, soprattutto allo staffilatore Travaglio, ironizzare sul governo del cambiamento. Il Travaglio di due anni fa avrebbe impiegato un nanosecondo a chiamare il governo del cambiamento governo del peggioramento. Invece, sempre più spesso, sento dire a questo giornalista: era già così. Ma non avevano fatto la rivoluzione perché non fosse più così?

Veniamo ai dati. Rapporto tra PIL dell’Italia e PIL dell’Europa (incluso quello dell’Italia) negli ultimi 10 anni. Le cose non vanno affatto bene. Il rapporto cala, il che significa che l’apporto del nostro PIL a quello europeo è sempre meno importante, ogni anno che passa.

Rapporto PIL tra Italia ed Europa

È impressionante vedere come il periodo nel quale il rapporto è andato meglio, sia quello della crisi del 2008 (c’era Berlusconi, ma non è un elogio). La fonte è Eurostat. Quello che ho fatto è prendere il PIL trimestrale dei 28 paesi dell’Unione Europea (valori concatenati ai prezzi del 2010, dati aggiustati per calendario e stagionalità), calcolare il rapporto per PIL reale (sinonimo di valori concatenati), e creare il grafico del risultato trimestre per trimestre. La forza del nostro PIL in Europa cala inesorabilmente, possiamo solo felicitarci che in alcuni momenti cala di meno (come ad esempio dal 2015).

Già che c’ero, ho fatto uno zoom sui valori negli ultimi due anni. Quello che vedo è che lo stesso rapporto a partire da aprile 2018 peggiora (Q1 è il valore di fine primo trimestre, da quel valore in poi la curva, riporta l’andamento del periodo successivo).

Rapporto PIL tra Italia ed Europa 2017-2018

Sempre già che c’ero, ho fatto quest’altra analisi. Ho calcolato la crescita del PIL negli ultimi 10 anni, confrontando ciascun trimestre con il trimestre precedente (si chiama crescita congiunturale). Ho quindi verificato paese per paese se la crescita, in ciascun periodo, fosse più o meno alta di quella dell’Italia. In pratica ho stilato la classifica dei paesi Europei per crescita del PIL reale. I paesi sono 27 perché la Slovacchia non dà all’Eurostat i valori ricalcolati tenendo conto degli effetti sul PIL del calendario e della stagione (questa correzione permette di confrontare il PIL tra trimestri adiacenti). Ecco il risultato.

Classifica dei paesi europei per crescita trimestrale

La nostra infelice economia, in alcuni momenti lo è di più e in altri di meno. In questo momento è piuttosto infelice, anzi, peggio di così non potrebbe andare. Ultimi in classifica due trimestri su tre, davanti solo alla Grecia nel Q3-2018. Insomma un record. Mai successo nei 10 anni precedenti. Mai successo che l’Italia fosse al penultimo posto, mai successo che fosse all’ultimo posto. Due record collezionati uno di fila all’altro. Per quanto mi riguarda è abbastanza per dire che sarebbe ora che i giornalisti aiutassero i cittadini ad aprire gli occhi e a cominciare a capire che non esiste la bacchetta magica e che, se è molto difficile migliorare le condizioni economiche, è molto facile peggiorale.

Una speranza però c’è. I dati sul PIL calcolati dall’Istat vengono corretti man mano che il tempo passa, questo perché arrivano più informazioni di cui prima non si disponeva. Visto che la Grecia ha fatto -0,10% nell’ultimo trimestre, possiamo sempre sperare che un ricalcolo porti la nostra crescita a -0,099%. Sarebbe un gran risultato. Potremmo continuare a volgere il nostro sguardo verso coloro che stanno peggio di noi. Sempre che la Grecia non trucchi i dati.