Gli invesimenti in Italia

Post n° 4 - 24 marzo 2019

Potrei chiamare questo post “il vizietto”. Cosa intendo per vizietto in questo caso? La prassi, che vedo oramai utilizzata in diversi contesti, di rappresentare l’andamento degli investimenti in Italia non considerando il dato reale (cioè depurato della componente variazione dei prezzi), ma il rapporto con il valore nominale del PIL. Ora, siccome gli investimenti sono una componente del PIL, è evidente che rappresentare l’andamento con questa metrica dice semplicemente come è cambiato il peso degli investimenti rispetto agli altri aggregati. Se il PIL può essere rappresentato mediante la formula:

Y = C + G + I + X

Esprimere l’andamento del componente I (investimenti) come rapporto su Y, mi dice anno per anno il peso che quel componente ha sul PIL. Facciamo un esempio: ipotizziamo che del mio stipendio, il 30% lo metto da parte mentre il 70% lo spendo. Se mantengo questo rapporto tutti i mesi, un grafico che rappresentasse l’andamento della componente risparmio sul totale dello stipendio, disegnerebbe una linea piatta. Magari nel frattempo il mio stipendio è aumentato e quindi è aumentata la quantità di beni o servizi che compero e la quantità di denaro che riesco a mettere da parte. Se dunque voglio rappresentare quanto di quello che guadagno metto da parte, utilizzerò il rapporto tra risparmio e emolumento, se voglio rappresentare quanto il mio salario o i miei risparmi sono cresciuti guarderò i valori effettivi. Questo tipo di rapporto (componente del PIL sul totale) l’ho visto fare ad esempio per analisi legate alla quota lavoro (labour share), le quali si interrogano su quanta parte del PIL è generata dal reddito da lavoro. Un interessante studio su questo tema lo trovate al seguente indirizzo.

Quota lavoro sul PIL (OECD)

Se sono in una trasmissione televisiva o su un social e voglio parlare dell’andamento degli investimenti perché rappresentare il rapporto se ho a disposizione il dato reale? Perché prendere come fonte il fondo monetario internazionale se i dati li trovo sul sito dell’Istat?

Investimenti in Italia

Diamo un’occhiata più da vicino. Il grafico sopra, mostra l’andamento degli investimenti: stabili nei primi anni 2000, poi salgono, appena prima della crisi, e infine crollano a partire dal 2018. Dal 2013 si arresta la discesa e riprendono a salire ma ad un ritmo più che blando. Guardiamo però l’andamento reale e per reale intendo il valore degli investimenti a prezzi costanti 2010.

Investimenti in Italia a prezzi costanti

Ora qualcuno dirà: capirai che differenza! Per cominciare, dal 2013, così come nei primi anni 2000, gli investimenti aumentano, non sono piatti come i grafici dei nostri eroi lasciano intendere. Certo ancora troppo poco per pensare di aver risolto qualcosa. Ma non so come, mi viene una voglia matta di seguire il metodo “rapporto sul PIL” e rappresentare l’andamento dei consumi.

Consumi Italia in rapporto al PIL

Ma guarda un po’ che sorpresa! I consumi aumentano proprio nell’anno della crisi. Alla faccia di coloro che dicono che il problema è la domanda.

Guardiamoli allora tutti questi componenti del PIL. E vediamo il loro andamento a partire dal 2000. Se ne scoprono delle belle a questo mondo. A proposito: i dati sono presi dall’INPS (principali aggregati del prodotto interno lordo).

Aggregati del PIL Italia 2000-2017

Grafico realizzato, vorrei aggiungere qualcosa e lo farei per punti:

Perché allora rappresentare gli investimenti come % sul PIL?

Investimenti in Italia

Perché qui la tesi non è “in Italia si investe troppo poco”. Magari fosse questa. Potremmo discutere del perché succede. Invece no. Si vuol dare ad intendere che le banche cattive ricevono i nostri soldi (aumento del risparmio) ma anziché investire in economia reale investono in finanza. E ovviamente più piatto è il grafico, nei periodi in cui gli investimenti aumentano, meglio possono sostenere questa tesi. E rappresentare la curva del rapporto al posto di quella dei valori concatenati, aiuta ad appiattire un po’.

Ultima considerazione. Ma i dati dei risparmi esattamente cosa sono e da dove sono presi? È possibile trovare, come per gli investimenti, lo stesso dato sull’Istat?